lunedì 7 febbraio 2011

Il “Milleproroghe” riapre i termini per sanare gli abusi

Nel calderone del milleproroghe una norma che con poche righe riapre i termini dell’ultimo condono edilizio. La notizia appare sul sito de la Rebubblica a firma di Antonio Canciullo, giornalista attento ai temi dell’ambiente. Nel decreto Milleproroghe, attualmente all’esame del Senato, risulta infatti un emendamento firmato da 17 senatori del Pdl che permette di presentare fino al 31 dicembre 2011 la domanda di condono per abusi edilizi commessi entro il 31 marzo del 2003.
Il giornalista de la Repubblica oltre a dare risalto al nuovo tentativo di sanatoria, evidenzia i possibili rischi: “Formalmente il provvedimento è limitato alle irregolarità commesse entro il 31 marzo 2003, l’anno dell’ultimo condono; ma non è difficile immaginare che ci sarà chi cercherà di presentare abusi recenti - o meglio ancora da realizzare nei prossimi mesi- come episodi precedenti al 2003.”
“Una norma indecente e irresponsabile” l’hanno definita i senatori del Pd Ferrante e Della Seta commentando l’accaduto... continua.....
I possibili effetti del condono. Per immaginare i possibili effetti di una riapertura del condono edilizio, riportiamo i dati forniti da Legambiente. Secondo l’associazione, la sanatoria del 2003 ha prodotto 40mila nuovi edifici illegali. E per quanto riguarda il condono del 1994 , le case costruite non a norma di legge furono 83mila, cifra in evidente crescita se paragonata ai dati del 1993 (58mila) e 1995 (59mila).
Condono edilizio, un disco che si ripeteNegli anni precedenti si sono susseguiti vari tentativi per estendere il precedente condono o riproporre la sanatoria di abusi edilizi. Dopo l’emendamento che prorogava i termini del condono 2003 fino a marzo 2010, poi disconosciuto dal suo stesso firmatario Paolo Tancredi, a giugno dell’anno scorso era apparso un altro emendamento ancora più pericoloso. Si trattava di un “condono mascherato” con il quale si assicurava al proprietario il diritto di prelazione sull’immobile abusivo messo all’asta dal Comune.
Le parti contrarie a ques’ultimo tentativo celato nel decreto Milleproroghe sperano che venga  ritirato.

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